Sadhana Pada

Il Centro, il Fulcro, la vera Essenza del Pensiero Yogico

Ma perche’ Yoga? E che cos’e’ veramente Yoga?
Yoga che vuol dire Unione ed e’ la risposta alle domande:"Perche' ci sono la Sofferenza e l'Infelicita' ?" e “ Cosa devo fare allora per essere Felice?” 

La causa della Sofferenza e dell’ Infelicita’ dimora nella legge dei cinque Klesa (Condizionamenti). I cinque Klesa sono: Avidya (Non Consapevolezza della Verita’ di Se), Asmita (Identificazione con Io Sono), Raga (Attaccamento), Dvesa (Disprezzo) e Abhinvesa (Attaccamento alla Vita o Paura della Morte). Il Klesa principe e’ Avidya dal quale poi ovviamente scaturiscono tutti gli altri. Chi nutre Avidya nell’animo umano e’ Ahamkara ovvero l’ Ego, che attraverso il velo di Maya, l’Illusione, porta l’uomo ad Identificarsi in cio’ che Percepisce, ad Attaccarsi a cio’ che Desidera, a Disprezzare cio’ che non Desidera e ad avere Paura della Morte, quando invece la Verita’ dice che l’ Essere e’ Sat (Eterno), Cit (Consapevole) e Ananda (Pieno di Beatitudine). L’ Essere Individuale Eterno, come Atman o Jivatma appartiene alla stessa entita’ del Purusa (Coscienza) Universale. Il Corpo invece appartiene all’entita’ Materiale detta Prakriti. Purusa e’ Eternita’ Immutevole, mentre Prakriti e’ Definizione Mutevole. Ogni Realta’ Viva e quindi Manifesta, per poter essere tale deve contenere sia Purusa sia Prakriti. La Materia per essere Viva e quindi Manifesta deve avere Coscienza e la Coscienza per potersi Rivelare ha bisogno di Materia. La Materia e il Manifesto sono la combinazione di tre Qualita’ e Caratteristiche chiamate Guna: Sattva (Cognizione), Rajas (Movimento) e Tamas (Staticita’). L’unicita’ di ogni singolo essere Manifesto sta nei rapporti dei tre Guna. I Guna posseggono inoltre quattro Stadi a seconda del come la Realta’ puo’ essere Osservata. Essi sono: Visesa (Particolare), Avisesa (Universale), Linga (Determinato) e Alinga (Indeterminato). I quattro Stadi dei Guna sono associati ai quattro livelli delle Coscienza del Sabija Samadhi (Vitarka, Vicara, Ananda e Asmita).
Di fronte a tutta queste Verita’ e alla evidente Mortalita’ del Corpo, l’Essere quindi non deve Identificarsi con il Corpo, i suoi Bisogni, i suoi Desideri, i suoi Pensieri, le sue Percezioni, le sue Emozioni, ma di tutto cio’ deve diventarne Spettatore e Presenza. Grande  sostegno di tutto questo sono fondamentali la legge del Karma, e il ciclo delle Reincarnazioni (Samshara). Karma significa Azione ed e’ sempre la Conseguenza di una Causa ovvero di un’Azione originaria. Il Karma genera Sofferenza e Infelicita’ che si ripete nel Tempo, dal momento che se il Karma e’ mutevole, l’ Attaccamento (Raga) ad esso portera’ prima o poi nel tempo Delusione e Disprezzo (Dvesa). Per fermare l’effetto a catena del Karma, ovvero dell’Azione, occorre compiere la Non Azione, ovvero la Trascendenza, cioe’ il Non Attacarsi (Vairagya) al fluire del Karma stesso. Questo si puo’ ottenere con la Meditazione (Dhyana).  Ma prima di accedere al Dhyana occore intrapprendere il Viaggio dello Yoga che Patanjali chiama anche Asthanga Yoga overo lo Yoga degli Otto Gradini o Braccia. Gli otto gradini o braccia sono: Yama (Divieti), Niyama (Osservanze), Asana (Postura), Pranayama (Controllo del Prana), Pratyahara (Ritiro dei Sensi), Dharana (Concentrazione), Dhyana (Meditazione), Samadhi (Contemplazione Trascendentale).
Yama, il primo gradino, prevede cinque divieti: Aimsha (Non violenza), Asteya (Non ruberia), Satya (Non disonesta’), Bramhacarya (Non lussuria), Aparigraha (Non avidita’).
Niyama, il secondo gradino, prevede cinque osservanze: Soucha (Purezza), Samtosha (Appagamento), Tapas (Austerita’),Svadhyaya (Studio di Se) Ishvara Pranidhana (Affidamento al Divino)
Asana, che e’ il terzo gradino, prevede la pratica dello stare nella posizione nel tempo sempre piu’ a lungo, che deve diventare stabile e confortevole (sthira, sucam asanam). L’ Asana principale per Patanjali e’ Siddhasana o Padmasana, le quali introducono al Viaggio Teascendentale della Meditazione.
Conquistata l’Asana principale, lo Yogi ha bisogno di risvegliare la Consapevolezza del Prana attraverso il Pranayama (controllo del Prana), fino al suo pieno Controllo. Il Prana e’ l’Energia Vitale che scorre nel Corpo attraverso canali energetici chiamati Nadi e che appartiene all’ involucro di Coscienza Pranamayacosa, strettamente collegato al corpo, che invece appartiene all’involucro di Coscienza Annamayacosa. Il grande ponte tra Corpo e Prana e’ il Respiro. Le tre fasi del Respiro che condizionano il Fluire del Prana sono: Puraka (Inspirazione), Rechaka (Espirazione), Kumbhaka (Apnea). E’ pero’ con Kumbhaka che si ottengono i maggiori risvegli Pranici. Kumbhaka puo’ essere a fine Recaka e si chiama Sahita Kumbhaka, mentre se resta indipendente si chiama Kevala Kumbhaka. Una volta ottenuto il pieno Controllo del Prana anche al di fuori del Respiro, lo Yogi ha raggiunto il Raja Pranayama.

Una volta raggiunto il pieno controllo del Prana, lo Yogi puo’ accedere al quinto gradino del Raja Yoga, il Pratyahara (Ritiro dei Sensi). Il Pratyahara e’ la pratica che introduce e prepara la Meditazione in quanto porta la Consapevolezza (Svarupa) attraverso lo strumento Prana a rivolgere l’ Attenzione verso il Centro, verso l’Interno della Coscienza ritirando i Sensi (Tanmatra) dal Mondo Esterno invertendo cosi l’Attrazione Eccentrica (Paranga Cetana) in Attrazione Concentrica (Pratyak Cetana).